"Antico Molino Patregnani"

L'antico molino, l'impietrata e la "Cerquagrossa"

"Antico Molino Patregnani" Copyright Tonino Paolini - per gertile concessione del comune di Corinaldo

DESCRIZIONE:

L'antico molino di Corinaldo è struttura storica dove un tempo si producevano i prodotti essenziali della vita del territorio: la farina, l'olio e il vino. In una delle contrade di Corinaldo, a Madonna del Piano, si trova un pezzetto di patrimonio storico-culturale che aspetta soltanto di essere apprezzato da curiosi visitatori che verranno riportati indietro nel tempo.
Le famiglie Patregnani e Sabbatini che hanno ereditato il complesso, hanno deciso negli ultimi anni di togliere la polvere accumulata nel tempo, dopo la chiusura delle attività del molino e del frantoio che qui tanto a lungo sono stati un punto di riferimento per il territorio per rendere giustizia al mondo contadino da cui tutti proveniamo e a cui dobbiamo riconoscenza, un tipo di società solidale e coesa all'interno di famiglie molto spesso patriarcali, nel difficile contesto della mezzadria e anche per creare una preziosa opportunità per i più piccoli di venire a contatto con un mondo che costituisce anche le loro radici.
La struttura è un museo di testimonianze di vita contadina dove si possono ammirare macine a pietra, tanto antiche da risalire addirittura al Medioevo, che grazie alla forza delle acque, deviate dal fiume Cesano, trasformavano i prodotti agricoli in farine di grano, di orzo, di mais. E' possibile capire come si otteneva l'olio extravergine di prima spremitura con sistema a freddo, ammirando i locali dove le drupe violacee si trasformavano nel prezioso e salutare condimento. Un'ulteriore locale serve ad illustrare il funzionamento delle attrezzature per la trasformazione delle uve nel nettare di Bacco. Presso il molino si tengono annualmente corsi teorici e pratici di orto biologico.

Nell'alto medioevo, quando la valle del Misa divenne Feudo Imperiale vennero formati nuovi nuclei urbani nell'area, tra i quali Serra dè Conti. Il Misa, unico fiume che attraversa il comune di Serra, è di carattere prevalentemente torrentizio. La sua sorgente si trova nelle pendici sud-occidentali dell'anticlinale arceviese nella zona di San Donnino che si trova nel comune di Genga, e dopo 45 km termina il suo percorso a Senigallia sfociando nel Mare Adriatico. Lungo le sue sponde si possono trovare sentieri grazie ai quali è possibile osservare la sua flora e la sua fauna. Questo itinerario propone un percorso che porta ad attraversare il fiume Misa in un tratto davvero particolare, ovvero l'impietrata, un antico passaggio lastricato presso il Fosso di San Fortunato. Si tratta di un attraversamento di epoca romana, tuttora visibile e percorribile, soprattutto in periodi di secca.

In località La Piana di Serra dei Conti, poche centinaia di metri dopo la Frazione Osteria, sulla sinistra della strada che costeggiando il fiume, in direzione di Arcevia, esiste una quercia, ammirevole per dimensioni e portamento che, in gergo locale, viene chiamata «Cerquagrossa». L'albero è in posizione decisamente privilegiata, isolatissima in mezzo a un vasto prato posto in leggero pendio tra la strada e il greto del fiume Misa.
La sua figura matronale risulta ingigantita dalla presenza, a non molta distanza, di un filare di gelsi, che al suo cospetto appaiono come minuscoli pulcini allineati accanto a una gigantesca chioccia.
La sua età presunta, riferita dai registri del censimento del Comando Stazione Forestale di Arcevia, è compresa tra i 300 e i 400 anni.
La sua principale attrattiva è costituita proprio dalla selva di rami tentacolari che si sprigionano in ogni direzione a formare una chioma che è la più vasta della provincia e che, in tutta la regione, può forse essere considerata seconda soltanto alla ormai famosa quercia «Pierigè» di Cingoli.
Neppure un fulmine, abbattutosi sull'albero una cinquantina di anni fa, riuscì a menomare il fascino della «Cerquagrossa», pur se i suoi segni si mostrano evidenti.”
Le caratteristiche: circonferenza m 5,00, altezza m 22, chioma m 34, età anni 300/400.

Fonte: "MARCHE Cinquanta Alberi da Salvare” di Valido Capodarca


 

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